Diversi tipi di pronuncia dello spagnolo
Anche se lo spagnolo parlato è diverso non solo da paese a paese ma anche
da quartiere a quartiere, la grammatica è una sola, dettata dalla Reale Accademia della Lingua Spagnola e tutti i paesi seguono le sue direttive.
Certo, a Cuba non ci insegnano la coniugazione dei verbi con “vosotros”
o “vos” perché sono pronomi personali che non si usano da noi. “Vosotros”
si usa solo in Spagna e “vos” in America del Sud.
Lo spagnolo “miglior parlato” non dipende dal paese ma dal livello culturale
della persona.Certo, nei paesi dove il livello di scolarità è più alto si parla
e scrive meglio ma nello stesso paese ci sarebbero sempre delle differenze.
Nel caso di Cuba si sceglie la provincia di Camaguey come l’accento cubano
standard ma non vuol dire che i Camagueyanos parlino meglio, soltanto che
in Camaguey viene meno deformato quando si parla.
Gli estremi sono Santiago de Cuba e L’Avana dove nello spagnolo colloquiale
si allontana molto dal cubano standard, quello parlato in TV al telegiornale
o quelli che conducono programmi in TV che devono parlare bene ed avere una buona dizione altrimenti non ci mettono piedi.
Nello spagnolo lationamericano la esse a fine sillaba viene aspirata.
Ad esempio : Esto si pronuncia “ejto” con la i lunga aspirata ma non come in spagna che sembra la h araba.
Una frase celebre per differenziare lo spagnolo di ogni regione e la seguente:
” Al soldado acosta que se presente a la posta con casco puesto pistola y todo“.
Se uno spagnolo lo pronuncia correttamente sentirete la esse come se fosse
la sh in inglese.
Un latinoamericano pronunciandola correttamente , le esse si sentirebbero
più fischiante, come in italiano nella parola posto.
Se la pronuncia un latino in generale, sentireste la frase così:
” Al soldado acojta que se presente a la pojta con cajco puejto pijtola y to'”
Un santiaguero medio, non laureato, come i ragazzi che trovate a piazza Cèspedes a vendervi l sigari e non solo, la pronuncerebbero così:
” Al soldado acota que se presente a la pota con caco pueto pitola y to'”
Poi se la persona ha un certo livello culturale quando la scrive la scrive con
tutte le esse.
A Santiago, al Nord: Boniato, Caney ecct, c’è addirittura un’altra pronuncia.
I verbi infiniti che normalmente finiscono in -ar, -er, -ir; per loro finiscono
in -ai, -ei e -i: Esempio ” Nagüe, vamo a jugai!” e ho scoperto che solo in quella zona lì ed anche in campagna a Baracoa, usano il passato imperfetto in modo completamante diverso, nemmeno mio bisnonno parlava così:
Invece che dire Estàbamos ( eravamo) loro dicono estàbanos. Una cosa stranissima!.
Io ho girato tutta Cuba perché facevo la guida turistica a Cubanacan Santiago e ho avuto modo di sentire tutte le differenze del nostro spagnolo.
Avevo cominciato a scrivere un libro su questo tema ma col trasferimento in Italia l’ho posticipato.
A trinidad in periferia cambiano la lettera elle per erre alla fine di sillaba
come succede nel Sud della Spagna: invece che dire “Alma” (anima) dicono
“arma” mentre arma ha lo stesso significato che in Italiano.
Da Santa Clara fino all’Avana la erre e la elle a fine sillaba vengono aspirate
e fanno raddoppiare la consonante della prossima sillaba:
por qué viene pronunciato “pok ké” (perché), polvo = “povvo” (polvere,non da sparo), aldea =” addea”.
Un’altra caratteristica di questa regione e che l’accusativo nel passato remoto
lo usano come nel linguaggio poetico:
Invece che “le dije ” loro dicono “dìgole” (gli ho detto), “le dijo” =”dìjole”
(gli ha detto o le ha detto).
Per qualunque latinoamericano il problema si pone all’ora di scrivere
una parola che abbia una di queste lettere:b,v si pronunciano come b
e s,c e z si pronunciano come s, chiamato seseo oppure ceceo. La
y davanti a una vocale, come in yuca (manioca), si pronuncia come la doppia
elle in lluvia(pioggia).Quindi, all’ora di scrivere se uno non ha imparato bene a
scuola oppure non legge molto è veramente una catastrofe.
Le lettere che ricevo dai miei genitori (mamma 50 anni sesta elementare, mio padre 56, prima media) le devo leggere ad alta voce per capire quello che scrivono perché scrivono come parlano e a volte mettono pure due parole insieme. Mia moglie Sara che parla e scrive lo spagnolo molto bene, ha lasciato perdere:un vero geroglifico.
Io ci tengo alla mia lingua e pure alle altre che parlo e l’italiano cerco sempre di parlarlo con tutti i congiuntivi altrimenti finisce che parlo anche così in spagnolo come tanta gente che ho sentito parlare senza il congiuntivo in spagnolo cosa che non è un problema nemmeno per un’alfabeta. In spagnolo il congiuntivo viene naturale, non puoi farne a meno come in italiano. I problemi
nello spagnolo non è il congiuntivo come lo è in italiano.
In italia mi fa arrabbiare vedere certa gente in TV ed anche in parlamento, pure i giornalisti, che non sanno parlare oppure parlano con il loro accento e le loro frasi dialettali.Per forza che con una tv che non ci tiene alla lingua e una scuola decadente, la gente non parla bene.
Nel mio ufficio ricevo delle email da alti funzionari e dirigenti che sono veramente una vergogna. A Cuba forse uno della scuola superiore non avrà una grammatica perfetta ma sicuramente ce l’ha un dirigente o uno che lavora in tv.
Noi cubani anche dobbiamo fare attenzione: va bene che ciascuno parli come ha sempre parlato ma evitiamo di parlare in itagnolo che è comico ma non bello e noi italiani , perché sono anche cittadino italiano, evitiamo di usare
tanti anglicismi quando l’italiano è pieno di parole che vogliono dire la stessa cosa.
In ogni caso, se uno ci tiene a scrivere e parlare correttamente, si compera un bel libro di grammatica, studia un po’, legge il giornale o qualche libro e impara. A scuola era obbligatorio ma adesso che siamo adulti lo possiamo fare
con piena libertà. Io non sono mai andato a scuola di lingua italiana, l’ho imparato da solo, e penso di non scriverlo così male.
Per qualunque dubbio su frasi, uso di parole e modo di dire, chiedete senza
problemi!
” Saber leer es saber andar. Saber escribir es saber ascender” disse il poeta
ed Eroe Nazionale cubano José Martì.